Come combattere le dislipidemie

Cosa sono le dislipidemie

Le dislipidemie sono alterazioni quantitative e/o qualitative dei lipidi presenti nel sangue dovute a condizioni genetiche e/o ambientali che ne alterano la loro produzione, metabolismo o eliminazione.

La loro importanza dal punto di vista clinico deriva essenzialmente dal ruolo che esse svolgono nella genesi e nell’aggravamento dell’aterosclerosi e delle malattie ad esse collegate come: cardiopatia ischemica e trombosi carotidea. Inoltre, le dislipidemie, sono associate ad altri fattori di rischio cardiovascolare come diabete mellito, obesità viscerale, ipertensione, sindrome metabolica e uricemia.

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Tenere sotto controllo il colesterolo

Il colesterolo è una sostanza grassa necessaria al corretto funzionamento dell’organismo: partecipa infatti alla sintesi di alcuni ormoni e della vitamina D ed è un costituente delle membrane delle cellule.

Prodotto dal fegato, può anche essere introdotto con la dieta: è contenuto, per esempio, nei cibi ricchi di grassi animali, come carne, burro, salumi, formaggi, tuorlo dell’uovo, fegato. È invece assente in frutta, verdura e cereali.

Il trasporto del colesterolo attraverso il sangue è affidato ad una classe particolare di particelle, quella delle lipoproteine. Esistono quattro tipi di lipoproteine, classificate in base alla densità, che è inversamente proporzionale alla quantità di colesterolo presente.

Le più importanti sono:

  • LDL, o lipoproteine a bassa densità: trasportano il colesterolo sintetizzato dal fegato alle cellule del corpo;
  • HDL, o lipoproteine ad alta densità: rimuovono il colesterolo in eccesso dai diversi tessuti e lo trasportano nuovamente al fegato, che poi provvede a eliminarlo.

Quali sono le alterazioni dei grassi circolanti nel sangue

Cosa è l'ipercolesterolemia

Con il termine generico di ipercolesterolemia si intende un eccesso di colesterolo nel sangue.

Il cosiddetto “colesterolo cattivo” è rappresentato dalle LDL; queste, quando sono presenti in quantità eccessiva, tendono a depositarsi sulla parete delle arterie, provocandone ispessimento e indurimento progressivi.

Cosa è l'aterosclerosi

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Questo processo, chiamato aterosclerosi, può portare nel tempo alla formazione di vere e proprie placche (o ateromi) che ostacolano il flusso sanguigno, o addirittura lo bloccano del tutto. Quando il cuore non riceve abbastanza sangue ricco di ossigeno, si può sviluppare l’angina pectoris, una condizione caratterizzata da dolore al torace, alle braccia o alla mandibola, solitamente in concomitanza di uno sforzo o di uno stress.

Inoltre, le placche possono staccarsi e formare un trombo, che può indurre un improvviso arresto del flusso sanguigno. A seconda di dove è localizzata, l’ostruzione di un vaso può provocare infarto del miocardio (a livello cardiaco), ictus (a livello cerebrale) o claudicatio intermittens (a livello degli arti inferiori).

Quali valori determinato ipercolesterolemia

Si parla di ipercolesterolemia quando il colesterolo totale (LDL più HDL) è troppo alto. Valori desiderabili sono i seguenti:

  • Colesterolemia totale 200 < mg/dl
  • Colesterolemia LDL < 160 mg/dl
  • Colesterolemia HLD < 40 mg/dl nel maschio e > di 45 mg/dl nella femmina
  • Trigliceridemia < 170 mg/dl

Alti livelli di colesterolo non producono sintomi diretti: molte persone ignorano infatti di soffrire di ipercolesterolemia, è bene fare delle analisi del sangue di tanto in tanto.

Quali sono i fattori di rischio dell'ipercolesterolemia

Esistono diversi fattori di rischio che possono contribuire all’ipercolesterolemia, tra cui dieta, sovrappeso e obesità, mancanza di attività fisica, ma anche la concomitanza di malattie metaboliche come il diabete. Anche il fumo può danneggiare i vasi sanguigni e accelerare il processo di indurimento delle arterie. Inoltre, il livello di colesterolo LDL tende ad aumentare con l’età, soprattutto fra le donne.

Ci sono poi degli individui geneticamente predisposti a sviluppare ipercolesterolemia e che possono quindi sviluppare aterosclerosi e problemi cardiaci fin da giovani, parliamo dell’Ipercolesterolemia familiare.

Cos'è l'ipertrigliceridemia

Consiste nell’aumento dei triglirecidi nel sangue e rappresenta anch’esso un fattore di rischio cardiovascolare. Un elevata ipertrigliceridemia può danneggiare pancreas e fegato.

C’è da dire che l’ipertrigliceridemia non ha un significato di fattore di rischio paragonabile a quello, più rilevante, dell’ipercolesterolemia LDL e dell’ipocolesterolemia HDL, ma concorre ad aumentare il rischio se associato ad altri fattori.

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Come prevenire e trattare la colesterolemia

La prevenzione è la strategia principale per mantenere la colesterolemia entro i livelli consigliati. Tra gli stili di vita consigliati ci sono quindi:

  • mantenere un’alimentazione sana, riducendo i grassi (soprattutto quelli saturi) e il consumo di alcol
  • controllare il peso corporeo
  • fare attività fisica in modo regolare
  • evitare il fumo

A volte, però, intervenire sullo stile di vita non basta per tenere i livelli di colesterolo sotto controllo e può rendersi necessario un intervento farmacologico.

Alimentazione corretta per diminuire il colesterolo

Il ruolo dei lipidi (grassi) nell’alimentazione è essenziale per il mantenimento di un buono stato di salute, in quanto sono un’ottima fonte di energia, fonte di vitamine liposolubili (A,D,E,K) ecc. Tuttavia, il loro introito richiede particolare attenzione soprattutto alla qualità e quantità.

Occorre ricordare che il esistono una serie di acidi grassi che il nostro organismo non riesce a sintetizzare: acidi grassi essenziali. Una loro carenza può causare ritardo nella crescita e affezioni della pelle come le dermatiti. Gli acidi essenziali sono l’acido linoleico (omega-6) e alfa-linoleico (omega-3).

Gli acidi grassi polinsaturi omega-6 (PUFA n-6) sono contenuti specialmente negli oli di semi di girasole, di arachidi, di mais e di soia e nelle noci.

I principali acidi grassi polisnaturi della serie omega-3 (PUFA n-3) sono rappresentati, oltre all’acido alfa-linoleico (ALA) che è il capostipite, da acido eicosapentanoico (EPA) e docosaesapentanoico (DHA).

L’ALA è presente in alcuni pesci (salmone, sardina, sgombro, tonno, ecc.), in alcuni vegetali (noci, pistacchi, arachidi, mandorle, avena, germe di grano, verdure a foglia verde, legumi, ecc.), negli oli di lino, di soia, di arachidi di sesamo, di oliva ecc.

Gli EPA e DHA sono presenti solo nel mondo vegetale e soprattutto negli oli di pesce e nel pesce (sardine, salmone, sgombro,, orata, spigola, tonno, acciuga o alice, trota, ecc.) e nelle uova.

Alimenti grassi e colesterolo

Sugli alimenti grassi vi sono molti pregiudizi, soprattutto per quanto riguarda il loro ruolo sulla colesterolemia LDL e HDL, sulla trigliceridemia e sul peso corporeo.

E’ bene ricordare che non vanno demonizzati poiché ad essere dannoso è il loro uso inappropriato sia dal punto di vista qualitativo che quantitativo. I cibi ad alto contenuto di acidi grassi saturi (presenti nel latte e yogurt intero, burro, panna, formaggi grassi, lardo, strutto, olio di palma margarina, maionese, fritture, pesci grassi, frattaglie, insaccati grassi, hot-dog, dolci e gelati grassi, tuorlo d’uovo, merendine e dolci industriali), quelli a contenuto di acidi grassi trans (presenti in patatine, snack, merendine, cracker, biscotti, pasticcini ecc.) e colesterolo vanno usati con moderazione privilegiando quelli ad altro contenuto in acidi grassi saturi sopra descritti.

Un buon piano alimentare riesce a stabilire, per ciascun individuo, quale deve essere il fabbisogno giornaliero di lipidi, e in quale percentuale devono essere presenti gli acidi grassi polinsaturi, saturi e trans.

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